Il Pipa Club di piazza XX Settembre
Pertini e Bearzot avevano molto in comune: la stima e l’affetto degli italiani, il gioco dello Scopone e la passione per la pipa, che venivano ad acquistare dagli esperti artigiani del pesarese, come Mastro de Paja. Una passione che anima, accomuna e “accende” nuove amicizie al Pipa Club di Fano, un sodalizio senza scopo di lucro nato nel 2015 nella nostra città e che si riunisce, ogni primo mercoledì del mese, nella storica tabaccheria di Massimo Tonelli, in piazza XX Settembre.
Quando non c’era ancora Facebook, ma neppure il telefono, la pipa era il pretesto per incontrarsi, discutere trattati e siglare paci storiche. E il “lento fumo” – la tecnica a metà strada tra una meditazione esoterica e il puro edonismo – come un mantra Buddista stimolava la mente di artisti e scienziati del calibro di Van Gogh ed Einstein.
Ma chi frequenta il Pipa Club di Fano? Un’accolita di nostalgici della Bella Epoque?
Non di certo: “Una combriccola di cultori del tabacco, che hanno l’occasione di fumare in compagnia senza arrecare fastidio ad altri, cenare assieme in locali tradizionali fanesi e dell’entroterra, scambiare conoscenze sui tabacchi, sulle tecniche del fumo… e su come va il mondo!” sottolinea il presidente e fondatore Daniele Serafini. Il quale, “off the records”, spiega che dietro le quinte dell’associazione senza fini di lucro c’è anche il piccolo aiuto che viene dato al reparto di Psichiatria dell’Ospedale di Fano.
Il Pipa Club di Fano è l’unico attivo nelle Marche, gemellato con quello di Rimini con il quale si condividono amicizie e momenti conviviali, e vanta tra i suoi frequentatori alcuni artigiani costruttori di pipe tra i migliori al mondo: “Don Carlos” di Bruto Sordini a Cagli; “BrumAntica” di Enzo Dattilo a Mondavio; “Pascucci Pipe” di Mario Pascucci a Pesaro; “Regina Scarlatta” di Cristian Galeazzi a Pesaro; “Il Ceppo” di Franco Rossi a Pesaro.. Se Pertini e Bearzot venivano in queste terre a cercare le loro pipe migliori, quale fortuna sedersi a tavola gomito a gomito davanti a un piatto di “pasticciata” con questi maestri artigiani?
La pipa, oltre a essere lo strumento meno nocivo per fumare tabacco, è un leitmotiv che ha permeato la cultura del nostro Occidente e che si rinnova in ogni epoca sotto aspetti inattesi. Oggi, alcuni giovani sfoggiano barbe, baffi, jeans col risvolto, camicie a quadri e una pipa: sono gli hipster, rappresentanti di una cultura fuori dal mainstream. Anche a loro, il presidente del Pipa Club suggerisce di “svoltare davvero dalle consuetudini e di venire a scoprire la cultura e la tradizione della pipa, in un ambiente informale, accogliente, amichevole, fra appassionati intenditori”. E non di soli uomini, come il pregiudizio potrebbe far pensare!
LA PIPA IN PRATICA
Il fatto è che nel momento in cui un uomo prende una pipa diventa un filosofo. La pipa è l’amica dell’uomo povero; calma la mente, placa l’animo e rende l’uomo paziente di fronte alle difficoltà”
Thomas Chandler Haliburton
Sulla pipa si è detto e si è scritto di tutto e di più, qui ripercorreremo in maniera sintetica ma analitica tutti i vari aspetti pratici connessi all’uso della pipa. La mia presunzione è quella di essere utile ai fumatori di pipa siano essi esperti o neofiti, con piccoli consigli pratici ed essenziali.
Come ripeto spesso ai miei clienti che vengono in visita nel mio negozio, per acquistare o semplicemente per fare quattro chiacchere, la pipa è uno strumento che serve ad assaporare la miscela di tabacco, attraverso il palato. Il nostro obbiettivo è quindi quello di fare giungere al palato un fumo fresco che non provochi irritazioni sulla lingua, scottature che ci impedirebbero di assaporarne il gusto, o ancor peggio, ci potrebbero alterare la bontà dell’azione che stiamo compiendo. Per questo serve: una buona pipa, una buona miscela e tanta pratica!

Sulla pipa
La pipa è uno strumento antico costruito dall’uomo primitivo probabilmente quando dopo la scoperta del fuoco imparò a dominare questo elemento. Provenendo dal cielo pensò che il fumo, diretta conseguenza del fuoco, respirato entrasse in contatto con l’intimità della propria anima ed elevandosi in cielo potesse in qualche modo portare messaggi alla divinità. Ogni civiltà in ogni angolo della terra ha sviluppato modi e materiali diversi molti dei quali ancora oggi sono in uso: la zucca calabasch, il narghilè, il calumet, le pipe in radica, di erica arborea, di schiuma e tanti altri materiali e forme diverse. Con la conquista dell’America e l’introduzione in Europa del tabacco si scoprì il piacere del fumo e si perse l’aspetto rituale che rimase in uso solo presso alcune popolazioni del nuovo continente e dell’Africa.
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Il Riempimento
La cosa più importante per ottenere una buona fumata è il riempimento del fornello. Deve essere fatto con cura e con calma specie se si è alle prime armi. Una volta aperta una busta verifica il grado di umidità, se è troppo umido lasciala aperta per qualche ora allo scopo di fare evaporare un po’ l’acqua accumulata. Quindi per un corretto riempimento della pipa prendi un pizzico di tabacco, dopo avergli dato volume adagialo sul fondo pareggiandolo con il curapipe, non pressarlo.
Sopra il primo strato sistema un secondo strato di tabacco, sempre pareggiandolo e così via fino al riempimento. L’ultimo strato va premuto leggermente in base al grado di umidità: più è umido meno va pressato.
Il tabacco umido tende a compattarsi.
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Rodaggio
Si dice che una volta acquistata una pipa nuova essa vada rodata. Il rodaggio della pipa consiste nel fumarla per gradi: la prima volta va riempita per un terzo poi per metà fino ad arrivare al riempimento completo. In questo modo si forma sulla parete interna del fornello uno strato protettivo di carbone, la gruma, più spesso nel fondo e più sottile mano a mano che si sale. Indipendentemente da come vogliamo riempirla è sufficiente porre la massima attenzione alla regolarità della combustione, senza partire subito con lunghe fumate.
Piuttosto che partire per gradi mi trovano d’accordo quelli che sostengono il riempimento totale, in questo modo si genera sufficiente umidità che depositandosi sul fondo preserva la pipa da eventuali bruciature.